Dietro ogni bottiglia si cela un determinato percorso produttivo, con una specifica tecnica di vinificazione. E, ancora più in profondità, all’origine, ci sono sempre dei vitigni, radicati in un clima particolare, in un suolo ben definito.

Ma non è solo la natura a determinare il carattere di un vino. Conta anche la storia della presenza umana. Ogni territorio è cultura: è l’espressione di tutte le azioni compiute dall’uomo su una determinata area geografica nel corso dei secoli.

Gli uomini possono mortificare o nobilitare la natura e i suoi frutti. Nel caso dell’Umbria, le verdi colline che oggi disegnano il paesaggio regionale rappresentano una felice commistione tra spontaneità e sforzo produttivo. Una natura incontaminata, sì, ma anche arricchita e modellata dalla cultura agricola.

È da questo equilibrio che nascono alcune delle espressioni più autentiche e apprezzate della viticoltura italiana: i vini umbri. Bianchi e rossi ottenuti da vigneti impiantati millenni fa, poi custoditi e sviluppati attraverso gesti tramandati, scelte consapevoli, rituali agricoli che si ripetono ogni anno con rispetto e dedizione.

E, per comprendere il senso ultimo di questa speciale armonia tra paesaggio e attività produttiva umana, basta una sola parola: terroir.

Cosa significa terroir e perché è così importante nel vino

Il termine francese terroir, alla lettera, dovrebbe significare territorio. Da un punto di vista tecnico, però, con questo lemma si intende qualcosa di più specifico e complesso. I più attenti parleranno dunque di ambiente pedoclimatico, ossia dell’unione sintetica fra suolo (da qui il prefisso “pedo”) e clima…

Anche tale traduzione appare tuttavia limitante. In ambito enologico, infatti, il terroir indica un particolare sistema viticolo: un insieme concettuale che include suolo, clima, vitigno e pratiche agricole. Be’, anche così suona un po’ freddo… meglio quindi sforzarsi in una parafrasi, per cercare una traduzione meno rigida. Si tratta innanzitutto di evocare l’identità agricola e culturale di un territorio, l’essenza di una regione geografica votata alla viticoltura, caratterizzata da riconoscibili fattori fisici, naturali e umani.

Ecco: bisogna pensare a un insieme. A un’idea dinamica, animata da caratteri naturali e culturali in costante evoluzione e ininterrotto dialogo, dove entrano in relazione tutti i riferimenti fisici e spirituali, tangibili e intangibili, che possono poi determinare il carattere di un vino. Quindi, il clima, il suolo, l’altitudine, l’esposizione solare, la qualità dell’aria, la mano dell’uomo, le tradizioni, la storia, la vocazione commerciale...

Specie in luoghi come l’Umbria, il concetto di terroir non può essere ridotto a un mero elemento tecnico. Con i vini umbri ci si accorge subito che ogni bottiglia esprime un’identità, un racconto storico, culturale e produttivo.

Le caratteristiche del terroir umbro

I vini umbri hanno una particolare identità aromatica, che dipende appunto dalle caratteristiche del suolo, dal clima e dalla ventilazione.

Le zone collinari, come insegna la tradizione, sono spesso quelle ideali per la viticoltura di qualità. Poi, grazie ai suoli argillosi, marnosi e arenacei di quelle colline, le uve umbre appaiono sempre ben idratate e premiate da vivace mineralità.

L’Umbria è l’unica Regione del Centro-Sud italiano a non essere bagnata dal mare. Il suo territorio gode di un clima continentale temperato, con estati calde ma non afose e inverni freddi. La relativa lontananza dal mare influisce soprattutto determinando forti escursioni termiche tra il giorno e la notte. 

Clima: il ruolo delle stagioni e delle escursioni termiche

Lo sbalzo termico tipico delle giornate collinari favorisce la maturazione lenta e completa delle uve, preservando gli aromi, l’acidità e la struttura. 

Circa il 70% del territorio è costituito da colline baciate dal sole ma rinfrescate da un’opportuna altitudine. Un paesaggio verde e dolcemente ondulato, poi plasmato da millenni di attività agricola, con coltivazioni di olivi, viti e cereali che oggi appaiono integrarsi perfettamente nel contesto.

Furono gli Etruschi a riconoscere in questo territorio una vocazione enologica. E nei secoli successivi, Romani, barbari e Stato Pontificio hanno continuato a ritenere il clima umbro particolarmente adatto alla viticoltura.

Suolo: argilla, sabbia e sedimenti vulcanici

Il suolo umbro appare ricco e stratificato. I territori sono strutturati su strati compatti di argilla, sabbia drenante e antichissimi sedimenti vulcanici. E questo particolare terreno permette di coltivare vitigni diversi, con risultati vari.

L’argilla dona struttura e profondità alla vite. I terreni più sabbiosi riescono invece ad amplificare i profumi, specie dell’uva bianca. E laddove il suolo è ricco di sedimenti vulcanici le uve sanno esprimere maggiore mineralità.

Geografia e altitudine: colline e valli dell’Umbria

Le vigne umbre si arrampicano quasi sempre assecondando la pendenza irregolare delle colline, per poi distendersi nelle piccole valli silenziose, nei luoghi dove sorgono antichi boschi o si chiudono le mura dei borghi medievali. 

L’altitudine delle colture è spesso sopra i 300 metri. Ci sono vitigni che prosperano a 600 metri. E l’effetto principale di quest’altitudine è la freschezza. La vite, ben esposta al sole, si modella dal punto di vista aromatico, l’aria frizzante e pura dona invece finezza all’uva, prima e dopo la vendemmia. 

Come il terroir influenza i vini umbri più famosi

Tale geografia non disegna solo un paesaggio. Riesce anche a formare il carattere di vini pieni di storia e di grande qualità. Le colline calcaree, così come avevano già scoperto gli Etruschi, favoriscono lo sviluppo di vini bianchi particolarmente freschi e minerali. Come per esempio il Grechetto.

Cantine Neri, produce un vino chiamato Vardano, da un vitigno Grechetto, nella zona di Orvieto, a circa 300 metri sul livello del mare. Il terreno è argilloso e tufaceo. Il risultato è un bianco strutturato e minerale, con note di frutta matura, tostatura e una leggera speziatura.

L’impronta decisiva è data proprio dall’argilla, che come materiale trattiene bene l’acqua, favorendo una maturazione lenta e regolare delle uve, soprattutto durante le estati più calde.

E i vini prodotti su terreni argillosi, come appunto il Vardano, presentano una spiccata sapidità e una buona struttura.

Le colline umbre, ricche di argilla e tufo, sono il risultato di antiche sedimentazioni marine e fluviali, e oggi costituiscono un substrato ideale per la viticoltura. Anche i vini rossi ne traggono vantaggio. Come succede con il Sagrantino di Montefalco, che dal terreno argilloso ottiene tannini robusti.

Sagrantino di Montefalco: potenza e struttura

Figlio di un terroir austero e generoso, il Sagrantino è un vino di grande corpo, con tannini decisi e una longevità straordinaria. Le colline di Montefalco, con i loro suoli argillosi e il clima secco, ne esaltano la forza e la profondità.

Oltre ai suoli argillosi, al Sagrantino di Montefalco occorrono anche estati secche. In questo modo il vino riesce a esprimere bene tutta la sua potenza e il suo valore tannico. Parliamo di un rosso rubino intenso, che poi tende al granato con l’invecchiamento, dal profumo molto particolare: con sentori di frutti rossi maturi che si mescolano a spezie e cuoio.

Il gusto tannico, strutturato e persistente dipende dal particolare terroir: terreni ideali per la maturazione di uve di gran carattere, clima perfetto per sviluppare tannini e struttura… Inoltre, è la tradizione a rendere questa coltivazione così riconoscibile. 

Probabilmente, quest’uva fu introdotta in Umbria dai monaci francescani di ritorno dalla Terra Santa. Per secoli veniva sfruttata per produrre un vino passito, dopodiché le cantine storiche hanno cominciato a produrre la versione secca, che oggi è conosciuta in tutto il mondo e apprezzata per il suo grande potenziale di invecchiamento.

Orvieto DOC: freschezza e mineralità

L’Orvieto DOC si sviluppa sempre sui terreni ricchi di tufo vulcanico della città sulla rupe. Parliamo di un bianco elegante e fresco, noto per la spiccata mineralità vibrante. Anche in questo caso è il terroir a determinare la personalità del vino.

L’Orvieto DOC di Cantine Neri, sempre prodotto nelle colline di Bardano nei pressi di Orvieto, nasce da un blend di uve bianche tradizionali, tra cui Grechetto, Trebbiano Toscano, Verdello e Malvasia. Si tratta di un bianco di vivace mineralità e di buona versatilità, con note floreali e fruttate che riflettono immediatamente i profumi della zona.

Torgiano Rosso Riserva: eleganza e longevità

Nella provincia di Perugia nasce invece il Torgiano Rosso Riserva. Qui il terroir appare più equilibrato: argilla e sabbia si fondono. E il risultato è appunto quello di un vino più armonico, dai tannini morbidi.

I terreni misti e l’altitudine donano eleganza e struttura. La zona di Torgiano ha una tradizione vitivinicola antichissima. Le prime colture risalgono all’epoca romana. Infatti, nel territorio sono stati ritrovati resti di ville rustiche, cisterne e anfore risalenti al II secolo.

I vitigni principali sono il Sangiovese (presente minimo al 70%) e altri non aromatici come per esempio il Canaiolo o il Montepulciano.

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